domenica 11 aprile 2010

Impressioni fugaci

A margine dell'incontro di sabato su "Le correzioni" vorrei aggiungere un
paio di considerazioni:

dal punto di vista della narrazione mi sono appassionata:
agli eventi quotidiani trattati come speciali, con le frequenti digressioni su argomenti secondari; la descrizione quasi maniacale degli ambienti unita ai racconti della vita psicologica degli oggetti, elencati in liste interminabili.

Ho trovato poi della inaspettata ironia:
quando Gary, "democraticamente", si augura che le migrazioni dagli stati centrali alle coste degli americani (gli aspiranti "perfetti cool") , vengano proibite e che ritornino a nutrirsi di "cibi pesanti",
e ancora ho trovato esilaranti le bimbe che giocano a:
" io ero un buco nero e tu una nana rossa - no il buco nero voglio farlo io"
o "... tu eri un agente patogeno e io ero un leucocita"
o il "bassotto al guinzaglio che altro non è che una bombola di ossigeno su rotelle",
o l'idea che "i cuochi siano i mitocondri dell'umanità",
o "di quanto ristorante ci sia nel cibo da ristorante e di quanta casa ci sia in quello di casa"!

ed infine cosa ne pensate del personaggio di Robin, che va a messa tutte le settimane (o tutti i giorni non ricordo) e vive costantemente nel senso di colpa? è sufficientemente cattolico?

2 commenti:

  1. ciao, per me era la prima volta a Monteverdelegge e mi è piaciuto vedere così tante persone con in mano lo stesso libro.
    Non so come abbiano fatto a replicare la stessa esperienza addirittura in una intera città, ma dev'essere stato entusiasmante.

    a parte ciò, il libro è moltobello seppur impegnativo. D'accordo con i tuoi commenti e con le tue impressioni. Mi permetto di sottolineare l'uso che l'autore fa delle metafore: si stagliano fra le righe, aprendo un'autostrada di senso con l'inchiostro al posto dell'asfalto.
    cari saluti, giovanni m.

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  2. Sono in sintonia con quanto scritto da Carla sull'ironia, talvolta perforante, di Franzen. Ho quasi provato imbarazzo per quante volte mi sono sganasciata dalle risate per pagine e pagine: quasi un effetto surreale dato che l'argomento è, in effetti, di una tristezza inaudita, e la risata potrebbe allora rischiare di diventare un ghigno di sarcasmo. Ma invece no, non mi sembra almeno, anche perché, specie sul finale, Franzen accarezza con mano tenera i suoi personaggi, ben strapazzati lungo tutto il racconto.
    Quanto a Robin non saprei dire se il suo andare a messa e sentirsi sempre in colpa attenga tanto al cattolicesimo o se sia invece un elemento di nevrosi nata dalla sua biografia. Forse è un personaggio non del tutto risolto, serve più che altro a definire Denise.
    D'accordo con Giovanni che l'uso che Franzen fa della metafora sia di una grande sapienza.
    Dopo la lettura di questo libro mi è capitato di pensare che ero veramente contenta di averlo letto, che ne avevo ricevuto dei doni: non mi capita con molti libri

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