martedì 2 aprile 2013

Il senso della lettura

Luciana De Mello
Non c’è modo di approssimarsi al linguaggio senza un vissuto dell’angoscia, questo timore primitivo senza causa precisa che, sin dai primi tentativi della parola, segna in noi una separazione, una percezione di ciò che si è perso, del fatto che non si raggiungerà mai nulla di significativo. È l’unico ponte che, contemporaneamente, ci riconcilia con ciò che abita nell’aldilà e dentro noi stessi. Il linguaggio parlato, quello dei corpi, il linguaggio delle cose del mondo, il linguaggio del silenzio, il linguaggio come possibilità e limite allo stesso tempo, che fa sorgere da sé lo strumento necessario per apprenderlo e decifrarlo: la lettura. Sarà per questo che El sentido de la lectura ("Il senso della lettura") di Angela Pradelli è preceduto da La ricerca del linguaggio, perché l'autrice sa che per affrontare pienamente le dimensioni della lettura doveva prima installarsi nella complessa macchina del linguaggio e della sua scrittura. (...) El sentido de la lectura di Angela Pradelli è un libro che fa una lettura della lettura e lo fa da un luogo “alephico”1 . Lì è contenuta l’esperienza del leggere con tutte le sue forme, le domande, le paure, la rivelazione di un modo di guardare il mondo che tutti qualche volta abbiamo vissuto e che ci ha illuminati per sempre. Che cosa è leggere, chi legge in me quando leggo, chi insegna in me quando insegno? Queste sono le domande essenziali che si pone Pradelli in questo secondo libro di riflessioni circa l’atto di leggere, dell’incontro con la propria lingua, con gli altri, con la vita che ci circonda, con il passato che minaccia. Ed è giustamente questo ciò che trasforma in un libro personale per chi lo legge, perché la storia della propria lettura è condensata lì, in quei racconti degli altri. Per questo, se ne “La ricerca del linguaggio” Pradelli cominciava esplorando l’atto del parlare, qui va direttamente all’istante dell’osservazione, del silenzio necessario per poter percepire e cercare di comprendere, con il proprio corpo, la vita che parla attraverso di noi. È in questo punto dove si condensa la poetica del libro, poiché El sentido de la lectura potrebbe benissimo essere nulla di più che un lungo poema in prosa, per questa maniera di dire l’indicibile ed a piena voce, dove altri raccontano, a richiesta dell’autrice, una scena personale vincolata con la lettura, che sia stata significativa per il resto del cammino. In questo modo Pradelli intende l’atto di leggere, possibile solamente come un atto collettivo, dove l’asse del testo è nella destinazione alla quale giungerà, una volta che i sensi sanno costruiti attraverso l’esperienza umana di decifrare il proprio mondo: “la lettura permette a qualcuno di connettersi con l’altro, ma è in se stesso il luogo dove il lettore troverà l’attrezzatura per questo abbordaggio. Nel testo dell’altro il lettore riconosce segni, impronte e solchi, ma sono piste che deve completare con un contenuto proprio. Un lettore, per non soccombere nel mare che l’altro è – il corpo o il testo dell’altro – costruisce con gli strumenti della sua soggettività, cerca nella complessità dei suoi pezzi gli attrezzi emozionali, intellettuali e da lì apprende i tratti dell’altro e li rende significativi, gli dà un senso”. (...)

1 Da “El Aleph”, di J.L. Borges, l’Aleph è un punto nello spazio che contiene tutti gli altri punti, n.d.t. 

(stralci da El rey Leer, "Pagina12", 24 marzo 2013;  traduzione di Paolo Nicolò)

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