venerdì 6 dicembre 2013

Cos'è la destra, cos'è la sinistra (Vienna è di destra, il Portogallo di sinistra)

G. Luca Chiovelli

A volte, in contesti inaspettati, si scoprono documenti sociologici di primaria importanza.
Uno d’essi, che qualche cinefilo già conoscerà - una filastrocca disillusa e lunare recitata davanti al manifesto di un incolpevole Berlinguer truccato da indiano metropolitano - compare in Maledetti vi amerò (1980), primo film di Marco Tullio Giordana.
Eccone il testo integrale (i nomi diranno ancora qualcosa a qualcuno):

“… Perché quello che conta sono le definizioni:
Di Vittorio è di sinistra, quindi su questo non ci piove
Lama, invece, è di destra ... con quella pipa ...
Enrico coi segni di guerra è come Carlo Marx che legge Hölderlin
Pecchioli è di destra
Trombadori, eh beh Trombadori è meglio che non ne parliamo
Terracini invece è di sinistra, come il té, il riso integrale e la cucina macrobiotica
Il caffè invece è di destra, anche il bagno con la vasca è di destra
La doccia, invece, è di sinistra
Il Portogallo è di sinistra, insieme alle isole greche, al Marocco e all'Afghanistan
Vienna, Venezia e Praga sono di destra
Visconti era di sinistra, e Pasolini, invece, prima di morire, a quanto mi si dice, era un irrazionale populista di destra, poi, dopo morto, è diventato un compagno della Madonna, eh ...
L'erotismo è di sinistra, la pornografia è di destra
Anche la penetrazione è di destra mentre i preliminari, invece, sono di sinistra tranne che per il pompino che, invece, è di destra
La norma è di destra, la follia di sinistra
L'eterosessualità è di destra, l'omosessualità, invece, ha un profondo valore trasgressivo, quindi è di sinistra
Marocchino, afgano, erba e fungaia varia sono di sinistra, mentre anfetamine, ero e cocaloide, beh, sono robe da fascisti, eh ...
In quanto a Nietzsche è stato rivalutato, cioè adesso è di sinistra Marx è di destra ... Orco due, compagni, non facciamo casino, ah!
Bisaglia è di destra, Basaglia è di sinistra ... Cosa vuol dire una vocale ...”


Maledetti vi amerò è il miglior film sul declino della sinistra storica alla fine dei Settanta. Riccardo ‘Svitol’, il protagonista (interpretato da un Flavio Bucci da Palma d'Oro), rientra a Milano dopo una latitanza di sei anni.
L'aria che ritrova è quella della smobilitazione politica e del disimpegno. Si preparano tempi nuovi. I nostri. Quelli che viviamo ancor adesso, in putrefazione. Nell'Italia alle soglie del simbolico 1980 egli intravede solo ruderi ideologici: di uomini, pensieri, azioni.
Si ritrova solo. I compagni sono in fuga, Chi è morto, chi si droga, chi si vende. Svitol ha il rilievo di un samurai senza padrone, di un ronin.
L'unico suo contraltare è un altro ronin, un Commissario di Polizia. Anch'egli senza patria.
Entrambi comprendono d'essere reduci da una partita truccata in cui chi ha prestato fede è stato sconfitto.
A un certo punto della pellicola Svitol legge il commento all'esagramma 12 dell'I Ching, Il ristagno:

“Quando nella vita pubblica regna reciproca diffidenza in seguito alla influenza esercitata dagli ignobili, ogni operare fecondo diventa impossibile, perché il fondamento è sbagliato. Perciò il nobile sa che cosa deve fare in simili circostanze. Non si lascia sedurre da brillanti offerte a prender parte ad opere pubbliche, il che per lui sarebbe soltanto pericoloso, visto che egli è incapace di partecipare alla bassezza degli altri. Perciò nasconde i suoi pregi e si ritira in segretezza”

Per l'ex combattente politico Svitol ecco un'alternativa. Ritirarsi, restare nell'ombra, non muoversi, come il finto condottiero Kagemusha. Ma Svitol è coerente: egli dice: ho vissuto da soldato senza paga, e ora sento che è meglio esser qualcosa, sia pure uno stereotipo, che non essere niente. E, nel finale, durissimo, egli si riappropria del proprio ruolo, a fronte del nemico che il potere (quello vero) gli ha precostituito, ovvero il Commissario, altro pedone sconfitto e ingannato, il solo che Svitol consideri suo pari.
Maledetti vi amerò è l’inventario, gonfio di mestizia, d'una resa epocale.
Un mezzo capolavoro.
In tempi di confusione, e di elezioni da disonorare, sarebbe bene rimeditarlo.

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