giovedì 27 febbraio 2014

I libri. Malattie e perversioni

Bibliofobia. Terrore per i libri. Vi sono vari gradi di ripugnanza, che vanno dalla compassione per chi  offre libri in lettura sino all’incredulità ( “Non penserà davvero che io …?”); dall’imbarazzo al rifiuto disgustato. Il lettore si sente spesso superiore al bibliofobo, ma ignora che esso rappresenta una maggioranza solida e in espansione. Spesso la bibliofobia è originata da uno shock: da cattive letture o cattivi insegnanti o dalla presentazione d'un libro o da mostre bibliofile che cercano di incoraggiare alla lettura. Un bibliofobo è, spesso, superiore, per moralità e assennatezza, al lettore medio di Paolo Giordano.

Bibliofilia. Amore per i libri che muove dall'amore per il loro contenuto. Chi ama Tolstoj non può gustarlo in brossura. Una brutta edizione, infatti, lorda esteticamente il contenuto. “Petrarca (o Shakespeare o Cormac McCarthy) in cattiva edizione (copertina squillante, carta riciclata, rilegatura brossurata) non è più Petrarca (o Shakespeare o Cormac McCarthy), ma un gemello, apparentemente simile, che soffre una segreta patologia”.

Bibliofagia. Impulso a ingoiare carta. Balzac ne presentò un caso celebre. Esistono casi di bibliofagia indotta. Esempio numero uno: ne Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante di lei, di Peter Greenaway, uno dei protagonisti (il ladro) fa ingurgitare ad un altro (l’amante di lei, un lettore onnivoro) parecchie pagine dei testi amati. Esempio numero due: narra Galloway che Bernabò Visconti costrinse i due legati pontifici che gli avevano consegnato la bolla di scomunica, nel 1730, a mangiarsela. Esempio numero tre: parecchi professori universitari esercitano tale perversione sulle loro cavie, chiamate studenti; l’esamucolo di Diritto dell’antico oriente mediterraneo: tomo di seicento pagine, più due dispense ciclostilate (ma da acquistare perché aventi regolare dignità editoriale). E giù a ingoiare. E i torchi a gemere.

Bibliomania. Del furore d’aver libri. Prescinde, quasi sempre, dal contenuto degli stessi. Si accumula, ingolositi dalla materia e dalla bellezza dell'edizione pur sapendo che non si compulseranno mai quelle pagine. Esempio: una volta mi rovinai finanziariamente per l’acquisto di un prezioso volume sull'astrologia babilonese. Non oltrepassai la decima pagina. Ora è là, praticamente intonso; lo ammiro ogni volta che passo.

Biblioclastia. Profanazione dei libri. Stadio ulceroso della bibliofobia o della bibliolatria. Il mio libro è più giusto del tuo. Roghi di libri. Cesare che assiste indifferente alla distruzione della biblioteca di Alessandria; l’imperatore cinese Qui Shi Huang che brucia i libri e il passato del popolo e seppellisce vivi intellettuali dissidenti; Diego de Landa che incenerisce manoscritti Maya e Aztechi. Dio lo vuole et cetera. La biblioclastia è tornata recentemente, e miseramente, in voga per la distruzione di un libro di Corrado Augias, I segreti di Roma. Scandalo. Terrore. Son tornati i nazisti. I soliti dilettanti: il giorno stesso del rogo ho contribuito al ritorno della barbarie incenerendo un Francesco Piccolo, un Serra d’annata e un paio di Goldoni (Luca): d’attorno al caminetto l’aria fu, da subito, più cristallina: “L'odore della carta bruciata al mattino ... profumava come … come di vittoria”.

Bibliomanzia. Divinazione che consiste nell'aprire a caso un libro e trarne congrui auspici. Tutti penseranno: la Bibbia! Consiglio, invece, Iliade o Eneide, testi che contengono tutte le combinazioni del cuore umano. Esempio: cosa ne sarà dell’Italia? Apro a caso, punto l’indice e leggo il responso (Iliade, XIII, 493): “e dietro li seguivano gli uomini, come greggia segue il montone/andando a bere, dal pascolo”. A ciascuno la propria interpretazione.

Bibliocleptomania. Compulsione al furto di libri. Duncan Jevons, il ladro più famoso e formidabile: 52000 libri rubati; e mai letti.

Bibliolatria. Soggezione a un testo sacro. Anticamente: la Bibbia, la Torah, il Corano. Recentemente: Il capitale, di Karl Marx. Oggi: Il Sole 24 Ore. Rivolgimenti della Storia. La bibliolatria degenera, spesso, in biblioclastia.

Bibliotafia. Tendenza a nascondere gelosamente i propri testi. Una mania da cui sono bonariamente affetto da quando non mi hanno più restituito una vecchia copia Dall’Oglio di Viaggio al termine della notte di Céline. I più pervertiti hanno archivi serrati a doppia mandata, biblioteche sommesse, in penombra, profumate di carta in impercettibile decomposizione. Godono nell'ammirare le coste e i vestimenti dei propri tesori; traggono un piacere erotico dal considerare che una data edizione ce l’hanno in cento in tutta Italia: “Solo cento, non di più … e forse neanche cento perché qualche copia è andata distrutta di sicuro  … saremo forse in settanta .. ma la mia copia è intonsa, le pagine nette e bianche come la pelle d’una fanciulla … una copia così la avremo forse in venti … eh, no, quindici al massimo …” e via godendo. Son fatti così.  

Bibliospecialismo. I bibliospecialisti si saziano collezionando esclusivamente esemplari con caratteri gotici corsivi o black letter oppure large paper copies oppure volumi intonsi. O prime edizioni di Camilleri.

Bibliodoppiocopismo. Una miscela di bibliotafia e bibliofilia. D’un singolo testo si acquista una copia da leggere e una da conservare (al riparo dalla moglie, dagli amici, dalla luce, dai lettori importuni et cetera).

Bibliocarvalismo. Si accumulano libri con amore per tutta la vita, poi si procede alla sistematica distruzione d’essi in virtù della superiore esperienza di lettori. Molti libri che a vent’anni sembrano capolavori a cinquanta sono risibili. E quelli che sembrano capolavori a trenta sono sciocchezze a sessanta. Più si procede alla lettura e più si diviene esigenti sino al fanatismo. Recentemente ho liquidato tutto Calvino con un ghigno da Eymerich, ma avevo già dato il benservito a Moravia, Nothomb, Bret Easton Ellis, Silone, Houellebecq e via annientando: in un solo anno ho espunto più di mille testi dalla mia considerazione. Aspiro a una biblioteca di cinque libri. Ho già dato disposizioni per la sepoltura: fra le mani giunte voglio avere solo Dante e Guido Cavalcanti.

Bibliopatia. Tendenza a macerarsi nei dubbi bibliografici, quasi sempre insulsi. Esempio: la prima edizione delle Massime di La Rochefoucauld è quella ufficiale, parigina, del 1665 oppure quella pirata, olandese, del 1664? Eh, son problemi.

Biblionozionismo. Cosa occupa la mente del biblionozionista? “Le biblioteche, i titoli, i frontespizi, gli stampatori, le date, le controversie, il numero delle pagine, i prezzi, i cataloghi e altre miserabili notizie che escludono ogni altro studio”. Il contenuto, chi è costui?

Biblionomadismo. Tendenza a portarsi dietro i propri libri. Eduardo Galeano: "La biblioteca errante fu un'idea che venne al Gran Vizir di Persia, Abdul Kassem Ismael, alla fine del X secolo. Uomo accorto, questo viaggiatore instancabile aveva sempre con sé la sua biblioteca. Quattrocento cammelli portavano centodiciassettemila libri in una carovana lunga due chilometri. I cammelli servivano anche come catalogo delle opere: ogni gruppo di cammelli portava i titoli che cominciavano con una delle 32 lettere dell'alfabeto persiano".

3 commenti:

  1. troppo divertente, grazie, sono immune da tutto, direi...

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  2. porca miseria, sono mi riconosco in più di 3/4 di quanto presentato qui sopra...

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  3. Argutissimo! E finalmente certe mie fisime hanno un nome degno.

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