giovedì 6 marzo 2014

La Grande Bellezza, uccisa dall'Eterno Presente

La Grande Bellezza. Irrecuperabile, ormai.
Abbiamo distrutto troppo.
Sorrentino ha ragione. Siamo proprio così. Gaglioffi, stupidi.
Ma la sua diagnosi è troppo semplicistica.
Nazionale, limitata.
Il cancro, invece, è globale. E ci condurrà a morte.
Condurrà al patibolo soprattutto noi Italiani, che abbiamo da perdere più di tutti.
Il film di Sorrentino dice la verità, ma patisce la medesima malattia terminale.
Non ha profondità, né radici nel passato, né vero amore per ciò che mostra.
È grossolano; poeticistico; a tratti scipito.
Il film splende come documento sociologico di primaria importanza: è una fotografia credibile del declino contingente, ma ammorbata dagli stessi bacilli del declino.
Scevro da qualsiasi genialità, gli è impossibile sublimarsi in arte.
La speculazione a Tor Chiesaccia, sulla Laurentina.
La morte della Grande Bellezza.
Torre e chiesa medioevali assediati dall’edilizia schizoide.
Un panorama immortale della campagna romana ormai svuotato di senso.
La campagna romana, cantata da Goethe, Byron, Stendhal, Andersen, Fenimore Cooper, Turgenev, Gogol, Chateubriand.
Dipinta da Poussin, Gellèe, Hackert. 
La torre: un monolite kubrickiano, incomprensibile.
Il Passato custodiva la Grande Bellezza.
Ma il Passato è ideologicamente abolito.
Se non c'è Passato non c'è Futuro.
Chiaro, adamantino, cristallino.
C'è solo il presente. L'Eterno Presente.
La schizofrenia di massa. La rottura definitiva con ciò che dava senso alle cose.
Il Passato.
L'Eterno Presente: vivido, allucinatorio, catatonico, reiterato, ipnotico come un caleidoscopio minimalista vissuto sull'I-phone.
La Chiesaccia. 
Senza passato, senza linguaggio, incapace di comprendere la realtà che egli scambia per un seducente ologramma, lo schizofrenico globale è ridotto a un’ebetudine tanto più patetica quanto più goduta in un tripudio orgiastico e virtuale.
Egli ignora la semplice profondità del Tutto; o la delicata complessità che la struttura.
Sbava la propria crassa soddisfazione.
Ogni tanto, però, un barlume di senso o una fitta di indefinibile nostalgia lo colpisce; allora reagisce violento come un paziente irreversibile, incapace di riguadagnare la sanità, il senno perduto nella città della follia dove signoreggia, solo, il Re del Mondo.
Bollettini giornalieri d’una guerra ideologica:
Palazzo Lovatelli ridotto a parcheggio.
Zumba e ginnastica a Santa Maria della Scala a Siena, gioiello del Medioevo.
Sventramento del giardino secentesco a Palazzo Spada.
Il panorama secolare di Tor Chiesaccia annichilito dagli appalti milionari goduti dal Trimalcione romano, il Palazzinaro Ottimo Massimo.
Non è neanche più degrado o incuria.
E neanche colpa del Palazzinaro.
È una corsa travolgente verso l'Eterno Presente.
Mi sono sempre chiesto, da adolescente, compulsando gli esigui testi di storia di medie e liceo: come è possibile? Come è possibile tutto questo? Come è stato possibile che interi popoli siano stati rapiti da vortici d'insensatezza? Perché hanno preferito autodistruggersi piuttosto che tentare un ultimo, disperato assalto al cielo? Quale vento li ha trascinati? Perché hanno scelto, deliberatamente, di combattere i migliori, di sacrificare la parte ancora viva di se stessi? Perché i totalitarismi, le guerre, o l’ignavia, quando la soluzione era a portata di mano?
Perché queste rovine? I milioni di morti, le biblioteche sventrate, i monumenti sbriciolati?
Ora lo so.
È un sortilegio? Oppure è il Re del Mondo che uncina il nostro cuore? C'è un'entità maligna che segna i nostri passi? Un Re in Giallo? Oppure una confraternita segreta dirige i destini dell'umanità? E se l'avessimo costruito noi tale mostro? Un Golem che si ritorce contro il proprio creatore. Montato, pezzo a pezzo, in decenni d'indifferenza; un cumulo di arti ritorti, il busto incavato e deforme, il volto dalle occhiaie cave e oscure.
Finché, una notte, una scintilla lo anima. Lo sguardo prende vita, improvvisamente. Straniero. Da allora egli è padrone del suo antico padrone.

La corruzione. Dilagante. Travolge qualsiasi sacca di resistenza: partiti, accademia, associazionismo, sindacalismo. La scuola.
Tor Chiesaccia: delibera varata dal centrodestra, ma confermata dal centrosinistra.
Le prove! Trovatele voi. Io lo so e basta.
Chi dovrebbe vigilare non vigila.
Sovrintendenze, tutori legislativi, ministeri, collegi di garanzia, forze dell'ordine, addetti alla tutela ambientale, magistrature d'ogni ordine e grado: inutili.
Un vento agita le lacere vesti del Re del Mondo, composte di sussurri.
Il Carnevale degli appestati in Nosferatu di Herzog: i Baccanali prima della fine.
Lo spirito del tempo. Trombe, coriandoli, asini sul trono, sghignazzi.
Impossibile opporsi.
 * * *
Non ci sono soldi! Vendiamo il Passato!
Dobbiamo onorare il debito! Vendiamo il Futuro!
Ho voglia di starmene a casa! Col mio Eterno Presente!
Ma non è colpa vostra. Il mostro ha rotto le catene.
È il Golem, il Re in Giallo, il Re del Mondo.
Di notte, quando tutto si placa, obliato lo schermo azzurro del pc, potrete avvertire lo strascico della sua veste da clown psicopatico.
Questo straccione, questo imperatore del Nulla, quanti tributi e sacrifici esige!
* * * 
La scuola, Tor Chiesaccia, Monte Cucco, i monumenti schiantati sulla Casilina, Pompei, la storia dell'arte, il latino, la filosofia.
Prove tecniche di distruzione. Tutto i fili che collegano lo ieri all'oggi, creando il futuro, vanno tranciati.
Ma si insiste:
Quali prove hai?
Occorre produrre delle prove ...
Lasciamo le considerazioni sulla scuola a chi capisce e vive la scuola ...
I tecnici della scuola ...
Il provveditorato ... La sovrintendenza ... Le Belle Arti ... Il Ministro ... Il Ministro ce la mette tutta ...
Lasciare il campo a chi ha competenze ...
Le competenze di chi opera nella scuola ...
Ma io non ho bisogno di prove.
Lo so e basta.
 * * *
L'uomo dell'Eterno Presente, il vincitore, si annoia molto.
L'uomo del Passato, lo sconfitto, ama annoiarsi. L’amore: condividere lunghe ore fatte di niente.
Il vincitore ha paura. Sussulta a ogni trillo, a ogni bip, a ogni colpo di suoneria. La sua attenzione è vigile, sempre. Deve muoversi di continuo, come il criceto nella ruota. Edonista, ha un abietto terrore della fine.
Lo sconfitto non ha orologio. La morte gli è indifferente.
Il vincitore disprezza quasi tutto; trova quasi tutto ridicolo; solo il presente lo appaga e lo riempie di senso.
Lo sconfitto non disprezza più nulla perché tutto ha senso alle sue spalle.
Il vincitore venera fantocci imbottiti di paglia.
Lo sconfitto sgrana rosari fatti di pietra e ossa.
Del vincitore Eraclito direbbe: presente, egli è assente.
Dello sconfitto: egli vive della morte degli altri; muore per la vita degli altri.
Il vincitore è alla fine della storia. Non ha interesse all'oltre. Può solo migliorare il presente. Non opera collegamenti. Tutte le strade portano a lui stesso.
Lo sconfitto pianta la spada nella terra; e aspetta: l'Arcinemico, il Drago, la Bestia, il Re del Mondo, il Re in Giallo. Spera almeno in una battaglia.

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