domenica 18 maggio 2014

Le note di Leo/ L'ultimo Ludwig

Un appuntamento con la musica, per traghettarci dalla domenica al lunedì.

Leonardo Castellucci*

Sordo, cirrotico, quasi isolato dal mondo, rinchiuso dentro la sua musica, unica àncora di salvezza a una condizione di forte disagio psico fisico, negli ultimi anni di vita, poco più che cinquantenne, Beethoven sceglie la strada dell'abbandono totale dentro i propri suoni. E sente, non con il senso dell'udito ma con il sesto senso della visione, nuove sonorità, più libere d'esprimere il disagio suo e della condizione umana.
Deluso dalle aspettative sentimentali, ideali, politiche, si ricovera in una inevitabile misantropia che, se da un lato lo rende ormai quasi intrattabile, dall'altro gli fornisce la grande opportunità di varcare la soglia della 'verità' musicale del suo tempo e di intuire un diverso destino per la musica.
Soprattutto negli ultimi quartetti, pur restando il fuoco e l'inconfondibile impronta del suo comporre, vengono introdotte sonorità nuovissime, non in linea con le regole dell'armonia, quasi un'anticipazione della crisi/cambiamento che un secolo dopo la sua morte sarà formalmente rivelato dalle idee dodecafoniche della Scuola di Vienna.  

Ludwig van Beethoven. 
Quartetto per archi n.16 in Fa maggiore, op.135


esegue lo storico QUARTETTO BORODIN


*Leonardo Castellucci, fine conoscitore di musica, giornalista, scrittore, oggi direttore editoriale di Cinquesensi Editore.

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