sabato 17 gennaio 2015

La poesia della domenica - Oscar Wilde, Libero dall'ingiustizia del mondo, e dal suo dolore

Il primo verso è uno dei più belli della letteratura inglese: Rid of the world’s injustice, and its pain (Libero dall’ingiustizia del mondo, e dal suo dolore).
Oscar Wilde è in visita al Cimitero Protestante di Roma, luglio 1877. Si sofferma davanti alla tomba di John Keats, e, di getto, compone questi versi in onore del poeta. Nelle sue parole: “Immobile accanto alla misera tomba di quel ragazzo divino, pensavo a lui come a un sacerdote del bello prematuramente ucciso; e mi tornava alla memoria l'immagine del San Sebastiano di Guido Reni come lo vidi a Genova, bel ragazzo bruno, i capelli forti, ricci, le labbra rosse, legato a un tronco dai crudeli nemici, trafitto dalle frecce, e tuttavia con lo sguardo, uno sguardo sereno, divino, levato a contemplare l'eterna bellezza dei cieli che si spalancavano”.
Wilde ci mostra come la morte, per Keats, sia davvero la prima notte di quiete -  e la vita un fardello insostenibile (fisico e di amarissime delusioni sentimentali e artistiche) da cui liberarsi per ascendere alla purezza celeste.
Non estraneo a tale considerazione fu la leggenda, ingrossata da Percy Shelley, secondo la quale John Keats morì per il dolore inflittogli dalle durissime stroncature del poema Endymion.
Anni più tardi Wilde rielaborerà tali versi appesantendoli con riferimenti classici. Questa versione (compresa in un articolo dell’Irish Monthly), semplice come un epigramma greco e sinceramente commossa, è, però, da preferirsi, assolutamente.

Libero dall'ingiustizia del mondo, e dal suo dolore,
Riposa infine sotto l'azzurro velo di Dio;
Strappato alla vita mentre vita e amore eran giovani
Qui giace il più giovane dei martiri,
Bello come Sebastiano e come lui crudelmente ucciso.
Non l'ombra di un cipresso sul sepolcro, non un cespuglio,
Ma violette umide di rugiada, margherite dai petali rossi,
E sonnolenti papaveri colgono la pioggia della sera.

Tu, il più fiero dei cuori, spezzato dalla miseria!
Il più triste poeta che mai il mondo abbia visto!
Oh, dolcissimo cantore della terra d’Inghilterra!
Il tuo nome è scritto nell'acqua sulla sabbia,
Ma il nostro pianto terrà vivo il ricordo di te,
Verde e fiorito come pianta di basilico (1).

(1) Un chiaro riferimento alla leggenda di Lisabetta da Messina, che irrorava con le sue lacrime un vaso di basilico in cui era riposava la testa dell'amato, ucciso dai suoi fratelli. La leggenda ispirò Boccaccio e proprio John Keats.

2 commenti:

  1. Lo stesso procedimento di revisione, Wilde lo applicò, con esiti assai discutibili, alla la pubblicazione in volume di "The Picture Of Dorian Gray", appesandento la meravigliosa prima versione che, a mio avviso, era assolutamente perfetta.

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    1. Interessante questa considerazione.
      Mi toccherà rileggerlo, allora, uno di seguito all'altro.

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