giovedì 19 febbraio 2015

Scherzi della memoria e prodigi della rete

Marta Ancona
Cari amici di Monteverdelegge e di Plautilla, vorrei raccontarvi una piccola storia che mi ha visto involontaria protagonista.
Qualche settimana fa squilla il telefono fisso di casa mia. Guardo sul display come sempre per evitare di rispondere a proposte di acquisto le più varie e mi rendo conto che si tratta di un cellulare. Non lo riconosco, non è inserito nella rubrica, quindi non può apparire nessun nome. Nonostante tutto decido di rispondere. Magari è qualcuno che conosco, un amico, un’amica. Sul fisso registro solo i fissi, nessun cellulare.
“Lei è la signora Marta Ancona?” “Sì, sono io, con chi parlo?” Ecco, è successo, ho fatto male a rispondere, accidenti! “E’ lei che ha scritto un racconto sul blog di Monteverdelegge che parla della scuola elementare XXIV Maggio?” Non può essere un venditore “Sì, sono io” replico più distesa. “Ecco, allora noi siamo stati compagni di classe, io sono Ugo Lodato” dice Ugo con voce gentile e timida, “e ho anche le foto di classe”.
“Ma lei abita a Monteverde ed è socio di Monteverdelegge?” “No, non ora, ho vissuto a due passi dalla XXIV Maggio, ora abito fuori Roma” “Scusi, ma allora come è arrivato al mio racconto?” “In rete ho cercato notizie sulla scuola e sono arrivato al blog” “E il mio numero?” “Pagine bianche” “Ah, ecco…”
“Ugo Lodato…mi spiace, ma non ricordo affatto il suo nome...io ho frequentato solo la quarta e la quinta, venivo da Napoli…” “E io ho fatto solo fino alla quarta, ho saltato l’ultima classe” “Come mio fratello, dico, e allora è forse perché siamo stati insieme solo un anno che non ho presente il suo nome”. Ugo passa a nominare alcuni bambini segnalati nel mio vecchio racconto. “Claudio Piperno, aveva gli occhi azzurro verdi, la pelle olivastra, era così carino, con quella faccia simpatica, arguta, un po’ da teppista”
Già, Claudio, lo ricordo così bene! Sono emozionata, che stranezza mi capita, miracoli della rete, del blog, di questo tempo. Continuiamo a chiacchierare, cerchiamo di ricostruire, lui mi parla di una sua fiamma, una cotta tremenda, dice, tutto sembra combaciare, la stessa maestra indimenticabile, la maestra Argenti. Poi aggiunge un dettaglio apparentemente non necessario, siamo stati compagni di classe e quindi abbiamo la stessa età. “Io sono del ’46”, dice… “Ah, allora non è possibile, dico, c’è un errore, io sono più vecchia di cinque anni, di un intero ciclo scolastico!”
Ma come mai, gli stessi compagni, Claudio, Rossella….Sono delusa ma rapidamente capisco il tranello nel quale entrambi siamo caduti.
“Lei non è stato compagno mio, ma di mio fratello” dico, e a quel punto anche lui capisce. “Suo fratello si chiama Giancarlo Ancona?” Già, si chiama Giancarlo, e come lui ha frequentato fino alla quarta saltando l’ultima classe. “Se mi consente, e mi dà la sua mail, le mando le foto di cui le ho parlato”. “Con immenso piacere, ne parlerò a mio fratello che sarà contentissimo. Io non ho queste foto, non conservo nessuna foto scolastica, chissà dove sono andate a finire…”
Rimane il mistero del compagno Claudio, che entrambi rivendichiamo. Possibile una omonimia? Un cugino con lo stesso nome, possibile? La descrizione fisica che combacia alla perfezione…che stranezza.
Ci salutiamo, io promettendo di coinvolgere mio fratello, lui l’invio delle foto, e entrambi di vedersi tutti insieme dopo un tempo quasi infinito di vuoto.
Parlo con mio fratello e attendo le foto, che puntualmente arrivano. Che belle, che tenerezza, mi accorgo di riconoscere, di ricordare più della metà di quelle facce, allegre spiritose timide arroganti furbastre plebee borghesi. Tra di loro un fratello che sorride a mezza bocca, lo sguardo lucente, ancora con tutti i capelli ricciolini tagliati cortissimi e ….Claudio.  Claudio ???? Ma ecco, Claudio è proprio lui, quello che ricordo, esattamente lui, i suoi occhi, si vede che dovevano essere chiari, ma che cosa ho combinato, che cos’è questa storia?
Mi rendo conto così, davanti a quell’incontrovertibile documento storico, che la mia testimonianza scritta è storicamente falsa. Claudio, chissà per quale bizzarro meccanismo della memoria, era finito tra i miei compagni di classe quando invece frequentava addirittura il ciclo successivo delle elementari. Non riesco a ricostruire il perché. Non potevo esserne innamorata perché c’era troppa differenza d’età, lui era un pupo per me. E allora? Una identificazione con mio fratello?
 Qui non c’entra la faccenda del diverso punto di vista nel racconto di uno stesso evento: tanti occhi raccontano in maniera del tutto diversa e spesso opposta, a seconda di dove erano, di come stavano, di quale era la loro storia (un esempio per tutti, il Rashomon di Kurosawa).
Una falsa testimonianza in assoluta buona fede entra nel ventaglio delle cose che accadono. Una falsa testimonianza. Non ci posso credere, e proprio io ne sono l’autore. Non ho appigli filosofico-psicoanalitici. Semplicemente non so, non capisco e devo accettare la bizzarria. E correggere l’errore del mio precedente racconto, Ebrei, proprio grazie al quale, tuttavia, ho avuto modo di arrivare alla “verità”, diciamo così un po’ retoricamente. Se il compagno di mio fratello non avesse “smanettato” in rete per cercare i suoi vecchi compagni di scuola elementare, se non si fosse imbattuto nel mio raccontino, se non mi avesse cercato andando a spulciare le pagine bianche, Claudio sarebbe rimasto, erroneamente, mio compagno. Non sarebbe stata poi una cosa così grave, uno shift soltanto, ma insomma una inesattezza è una inesattezza, Claudio invecchiato di 5 anni, compagno di altri compagni….e se per caso proprio lui andasse a cercare e trovasse….come si sentirebbe?
Abbiamo rimesso le cose a posto. Adesso mi sento in pace.
Con un piccolo dubbio: sarà quello l’unico errore del mio racconto?

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