lunedì 30 marzo 2015

MVL teatro: A Roma torna Il ritorno a casa di Pinter-Stein


Maria Cristina Reggio
Le tragedie di Harold Pinter si compiono sul palco con apparente naturalezza, di fronte agli sguardi sorpresi  e divertiti, ma al tempo stesso inorriditi di chi vi assiste  e anche in Il Ritorno a casa, un testo del 1964,  in scena al Vascello con la regia di Peter Stein  la platea risponde alle battute a raffica degli attori con un inseguirsi di sorrisi trattenuti  e scoppi increduli di risate sofferte, consapevole che in questa pièce si ha  ben poco a che fare con il teatro comico. Si ride per l'eccesso di crudeltà che straripa  dai personaggi e perché, ridendo,  si assume, più o meno consapevolmente, il punto di vista del crudele, pur di sfuggire dal ruolo della  vittima. Il ritorno a casa è infatti  uno straordinario affresco sullo scambio,  in una famiglia, dei ruoli di vittima e carnefice, in cui una donna, moglie di un professore di filosofia, sceglie di restare, dopo una breve visita compiuta con il marito ai famigliari di lui,  fratelli maschi e padre compreso, proprio in quella casa.  L'apparentemente fragile giovane donna, sempre vestita con un elisabettiano cappottino celeste e borsetta, (che abbandona per un sexy quanto monacale tubino nero), si rivela, nell'incedere del tempo scenico,  la dominatrice di fronte alla quale tutti i maschi (tranne il marito) infine si prostrano e che decide di vivere in quella situazione piuttosto che altrove, come se questa fosse l'unica scelta di una  convivenza possibile. L'attacco di Pinter alla famiglia è violento quanto lo sono, in modo diverso, tutti i suoi personaggi e senz'altro la sua interpretazione simbolica del nucleo piccolo borghese sconcerta, ma viene anche da chiedersi oggi, nell'epoca delle famiglie allargate fino allo sfascio, e delle violenze esibite nei reality planetari, quanto quel quadretto che ritrae il vecchio padre e i figli, tutti avviluppati intorno alla donna-madre-vittima e regina della casa non resti,  per gli spettatori, soprattutto un perturbante quanto oscuro oggetto del desiderio.


Quello che si è visto al Teatro Vascello è attualmente uno degli ultimi lavori del regista  tedesco Peter Stein (storico fondatore  nella  Berlino Ovest degli anni '70 del collettivo teatrale della Schaubühne am Halleschen che ha guidato fino al 1985),  che da tempo ha scelto l'Italia  come  sua residenza elettiva.  A titolo di informazione  Stein sarà anche,  in un prossimo futuro, il regista della prima compagnia  residente del teatro di Roma (così racconta l'articolo di Anna Bandettini  su Repubblica.it) che sarà composta da otto attori,  tra i quali figurano  anche Paolo Graziosi, Alessandro Averone, Elia Schilton e Andrea Nicolini, che hanno recitato al Vascello insieme alla brava e misuratisssima Arianna Scommegna e Antonio Tintis. Per quanto riguarda la produzione de Il  Ritorno a casa al Teatro Vascello, si tratta del Teatro Metastasio Stabile della Toscana, con sede a Prato, già diretto da Massimo Castri sino al 2000 e ora, dal 2010 (dopo il succedersi di altri registi e attori) da Paolo Magelli.   Il lavoro di Pinter è in realtà il frutto di un ulteriore incontro: si tratta infatti di una co-produzione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana e di Spoleto56 Festival dei 2Mondi, per la quale Peter Stein  ha costruito nel 2013 una regia carica di un'attenzione quasi  cinematografica per i dettagli, tanto da utilizzare un'inglesissima celestina moquette per i pavimenti (che ovatta i passi e assorbe voci e rumori) e una stretta scala che mena a un ipotetico piano superiore.  Stein  ha intessuto un teatro di parole e di gesti per captare l'attenzione degli spettatori mediante la maestria della prossemica degli attori, che in qualche circostanza  ha sfiorato quasi la tipizzazione caratteriale dei personaggi.   
Per la verità questa stessa produzione si era già vista a Roma non molto tempo fa e precisamente  a gennaio del 2014,  all'ormai obliterato  Palladium, nel cartellone del Teatro di Roma. Ma ora  riappare in nuovo contesto  perché Emanuela Kustermann  la  ripropone nell'ambito della sua intelligente programmazione al vivissimo Teatro Vascello da lei diretto, all'interno di un'iniziativa che prevede, in questa stagione 14-15,  tanti approfondimenti su diverse compagnie italiane: non solo singoli spettacoli isolati,  ma  tante produzioni  "storiche" per ogni compagnia, con annessi laboratori e approfondimenti filmici.   Il prossimo spettacolo, che conclude il ciclo dedicato al Teatro Metastasio Stabile della Toscana sarà, da martedi 31 marzo, La cantatrice calva di Jonesco, con la regia di Massimo Castri.
Si segnala anche, per chi sia eventualmente interessato, il prossimo focus sul teatro di Chiara Guidi, una delle fondatrici della Sociètas Raffaello Sanzio, che si svolgerà ad aprile e comprenderà alcuni lavori storici della Guidi e un suo laboratorio sulla vocalità.

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