martedì 30 giugno 2015

Howard Phillips Lovecraft, Qualcosa sui gatti (e sui cani)

Un breve estratto da un piccolo saggio che il re del terrore cosmico riservò alle bestiole più amate, i gatti. Il saggio (Cats and dogs) fu pubblicato su una rivista minore (come tutta la sua opera), Leaves, nell'agosto del 1937; pochi mesi dopo la sua morte.
Come scrisse Gautier: 'Se sei degno del suo amore, un gatto sarà tuo amico, ma mai il tuo schiavo'. E il vecchio Howard approva la massima, delineando il congenito contegno di cani e gatti (i primi servili, i secondi indipendenti) e, soprattutto, una severa psicologia di cinofili e ailurofili (i gattari come lui): prosaici i primi, contemplativi e aristocratici i secondi. 
Che dire? Sono d'accordo con Howie, ma con cautela.


“Tra cani  e gatti la mia preferenza è così grande che non mi accadrà mai di fare paragoni tra di loro. Non ho una attiva antipatia per i cani, più di quanta io l’abbia per le scimmie, gli esseri umani, i commercianti, le vacche, le pecore o i pterodattili: ma per il gatto ho provato un rispetto particolare e affetto sin dai primi giorni della mia infanzia. Nella sua perfetta grazia e superiore autosufficienza ho visto un simbolo della perfetta bellezza e della spassionata impersonalità dell’universo stesso, oggettivamente considerato, e nella sua aria di silenzioso mistero risiedono per me tutta la meraviglia e il fascino dell’ignoto. Il cane fa appello a banali e facili emozioni; il gatto alle più profonde fonti d’immaginazione e di cosmica percezione nella mente umana. Non è un caso che i contemplativi egiziani, assieme a successivi spiriti poetici come Poe, Gautier, Baudelaire e Swinburne, erano tutti sinceri adoratori dell’agile gatto.

Il cane mi sembra essere favorito dalle persone superficiali, sentimentali e emotive – persone che sentono più che pensare, che danno importanza all'uomo e alle emozioni popolari convenzionali del semplice, e che trovano la più grande consolazione negli affetti servili e dipendenti di una società gregaria. Questa gente vive in un mondo d’immaginazione circoscritto … gli appassionati dei cani fondano tutta la loro causa su … comuni, servili e plebee qualità, e ironicamente giudicano l’intelligenza di un animale domestico dalla sua capacità di conformarsi ai loro desideri personali. Gli amatori dei gatti sfuggono a questa illusione, rifiutano l’idea che la servile sudditanza e la timorosa amicizia per l’uomo siano meriti supremi e restano liberi di adorare l’aristocratica indipendenza, i rispetto per se stessi e la personalità individuale unite all'estrema grazia e alla bellezza rappresentate dal freddo, flessuoso, cinico, e mai sottomesso signore dei tetti … il cane piace a quelle anime primitive emozionali che richiedono soprattutto all'universo un affetto insignificante, una compagnia senza scopo, un’adulante attenzione … mentre il gatto regna tra quegli spiriti più contemplativi e immaginativi che chiedono ... solo l’opinione oggettiva della penetrante e eterea bellezza e l’animata rappresentazione simbolica del dolce, inflessibile, riposante, calmo e impersonale ordine della Natura e della sua sufficienza. Il cane , ma il gatto è”.

Traduzione di V. D'Arena

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