sabato 24 gennaio 2015

Roma Caput Immundi: il Ponte della Scienza Rita Levi Montalcini


G. Luca Chiovelli

Se potessi esprimere un desiderio - solo per togliermi uno sfizio e ridere alle spalle dei romani - bene, il desiderio sarebbe questo: "Oh Signore Dio, Causa Efficiente e Finale dell'Universo, governatore dell'Assoluto e Facitore del Tempo e della Materia, per favore, per piacere, se non disturbo, ascolta il tuo servo ed esaudisci questa sua breve preghiera: fai sparire tutti i monumenti costruiti a Roma prima del 1945, chiese ponti colonne palazzi, tutti, falli sparire tutti, ti prego, fallo per me; e poi, se vuoi, nascondiamoci dietro le quinte, assieme, per vedere le reazioni di quei quattro minchioni e farci qualche sghignazzata".
Cosa sarebbe di Roma in quel caso? Diverrebbe appetibile turisticamente come Milano 2, certo, ma con questa differenza: che Milano 2 al confronto di questa NeoRoma rileverebbe quale città ideale rinascimentale (e, infatti - non sto scherzando - Berlusconi l'ha pensata proprio come città ideale, influenzato dalla lettura giovanile dell'Utopia di Tommaso Moro. Non ci credete? Leggete qui, Silvio era un utopista di grana fina).
Insomma, privata del suo passato urbanistico e architettonico, che i nostri attuali amministratori, peraltro, dilapidano costantemente con tranquilla inettitudine (chiamiamola così), la NeoRoma si ritroverebbe esclusivamente Corviali, Torbellamonache, Nuovi Salari, Tiburtini III, le varie follie abitative deposte accanto alla Casilina, nonché, in buon ordine lo stupidissimo Ponte della Musica, la goffa scatola da scarpe che contiene l'Ara Pacis, ulteriori ammassi di materiali a casaccio firmati da Calatrava e Fuksas più archeomostri a piacere di cui non mi ricordo e che non voglio ricordare. 
Il Ponte della Scienza è uno di questi orrori.
Preparato negli anni (tanti anni) da diatribe, opposizioni, progetti, riunioni, ciacole, unzioni di ruote amministrative, annunci e preventivi buoni per almeno tre piramidi di Cheope, il pedonale Ponte della Scienza, dal 29 maggio scorso è, purtroppo, realtà.
A cosa serva non lo so. Sicuramente ad affliggere la memoria dell'incolpevole Montalcini (o di Vittorio Gassman, cui hanno dedicato il Lungotevere adiacente). Direbbe Groucho Marx: a tale vista i miei antenati si rivolteranno nella tomba. E mi toccherà rimboccargli la lapide! 
Serve forse a collegare la zona Marconi alla zona Ostiense? Per ora vedo solo un collegamento fra due lungotevere luridissimi, abbandonati a se stessi, folti di erbacce, accampamenti abusivi, rifiuti vecchi di decenni, officine sgangherate, supermercati, chiese postmoderne (ah, la morte del sacro ...) ed esornati dal caro, immancabile e inamovibile monumento della periferia e semiperiferia romana: lo sfasciacarrozze ("Che ciai er fanale de dietro destro daa Yaris?").


Altri babbei: è il primo passo della riqualificazione dell'intera area! Come no ... che sia un primo passo, è indubbio, vista la fatiscenza dell'area anzidetta, ma pongo una domanda: come si può riqualificare un luogo qualsivoglia con tale accrocco? Meglio non fare niente, allora. Come la lettura: se devi leggere Fabio Volo è meglio che guardi la televisione.
Il ponte è inutile, possiamo dirlo. Inutile. E brutto, Cristo santo. Brutto. Mi si intenda, però. Brutto in modo cool, postmoderno, avanzato. Di quella bruttezza che scaturisce dall'ignoranza di qualsiasi euritmia, garbo, e simmetria (come le abbiamo apprezzate nei millenni) e da quel minimalismo micragnoso e inumano spacciato per progressismo concettuale. Ma non vedete l'angustia mentale, e la piccineria della concezione, che sovraintendono maestre a tutto? Osservate bene: i lampioncini stitici, le solite panchine nichiliste a parallelepido, la balaustra col filo di ferro, il cestino di rifiuti buono neanche per il McDonald's. A sette anni col Meccano costruivo modellini più aggraziati ... e poi la struttura ... la forma ... Leggo da Wikipedia: "Il Ponte della Scienza nasce dall'unione di due concetti strutturali: quello della trave a sbalzo da un triangolo, la cosiddetta stampella, e quello della travata centrale appoggiata con post-tensione esterna". Eccola più sotto. Complimenti a tutti.


Brutto. Talmente brutto che le scritte vandaliche, subito comparse, donano paradossalmente al ciofecone un'arietta più accettabile.
Debbo confessare, però, che il ponte ha cambiato d'un sol colpo le urgenze urbanistiche per la riqualificazione dell'intera area. Ora la prima è, indubbiamente, il suo abbattimento.


Foto tratte dai siti Romafaschifo.com e Skyscrapercity

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